La storia di Birbal e della sua piccola scuola


Birbal, membro di una tribù himalayana e nipote di uno sciamano
La storia di Birbal inizia trentasei anni fa in un remoto e povero villaggio del Nepal orientale, situato nella regione meridionale del Monte Everest e abitato dalla tribù Kulung. Quando Birbal nasce, nel suo villaggio, non esiste elettricità, telefono, strade o altre strutture. La maggior parte delle persone sono contadini e pastori, che lavorano duramente fin dall'infanzia per guadagnarsi a stento la propria vita.
In questo senso la famiglia di Birbal è come tutte le altre del villaggio. L’unica differenza è che il nonno di Birbal è un rinomato sciamano: è lui, infatti, che si occupa dei rituali che riguardano il mondo degli spiriti della natura dai quali dipende la salute e la prosperità del villaggio, nonché del culto delle entità totemiche della sua tribù: i “nagi”, ovvero gli spiriti-serpente considerati gli antenati più antichi dell’etnia. Il nonno di Birbal, Sancha Prasad Rai, è anche il depositario dei miti di origine e della conoscenza della genealogia sacra della tribù: non sono rare le occasioni in cui il nonno porta con sé il piccolo Birbal nelle abitazioni e nei numerosi luoghi sacri dove officia i suoi rituali. È in queste occasioni che, Birbal, osservando i riti e ascoltando le narrazioni sacre cantate dal nonno impara a conoscere e ad amare la sua cultura: il legame che unisce la sua tribù al mondo della natura e della foresta, quello che congiunge le persone del villaggio al loro antico passato.
È durante uno di questi riti che Birbal conosce Martino, un giovane antropologo italiano, che stava svolgendo delle ricerche sulla religione dei Kulung grazie alle preziose informazioni fornite da suo nonno. Sancha Prasad e Martino hanno una relazione speciale: non si tratta soltanto di ricerche ma davvero tra loro esiste un legame molto forte e sottile, un po’ come quello che lega un padre a suo figlio. Nonostante la differenza di età Birbal e Martino diventano amici e continueranno ad esserselo per anni ed anni, fino ad oggi.
Alcuni anni dopo il loro primo incontro, quando la vita di Birbal sembrava procedere in modo tranquillo e sereno, accade che sua madre, mentre si trova in foresta a pascolare il bestiame, dà alla luce un bimbo, un fratellino di Birbal. Purtroppo immediatamente dopo il parto la mamma di Birbal ha una forte emorragia e, non avendo possibilità di essere soccorsa, muore poco dopo. Lo stesso accade al fratellino che non riuscirà a sopravvivere, nonostante le cure prodigate nei suoi riguardi dal padre e dai familiari.
La vita di Birbal in pochi istanti muta radicalmente. Non potendo più essere accudito al villaggio, Birbal, rimasto orfano e con due fratelli più piccoli, è mandato dal padre a Kathmandu, nella speranza di trovare delle condizioni migliori di vita. È così che a 12 anni Birbal e i suoi fratellini si ritrovano sbalzati nella “grande metropoli”. Qui la vita di Birbal cambia radicalmente: invece di parlare con gli alberi e le farfalle e camminare scalzo per i sentieri del villaggio, trova attorno a sé solo delle mute case in cemento, auto urlanti e miriadi di persone dure e permanentemente indaffarate. Con il tempo Birbal si ambienta e, grazie all’aiuto di uno zio che già abitava a Kathmandu, inizia ad andare a scuola e ad imparare l’inglese. Per anni e anni Birbal, continua a studiare in un angolo della piccola casa dello zio, dormendo su un vecchio divano e lavandosi con una brocca d’acqua, un catino e un pezzo di sapone.
Crescendo Birbal, con immensi sacrifici, continua a studiare: ottiene il diploma di insegnante d’inglese, facendo contemporaneamente acrobazie impensabili per trovare il modo di far vivere e studiare anche i suoi due fratelli. Per “arrotondare” Birbal fa piccoli lavori, decidendo per di più di fare dei corsi privati di inglese ad alcune persone della sua tribù che, come lui, erano andate a Kathmandu nella speranza di trovare una vita migliore.
Gli anni passano velocemente e, qualche anno fa, Birbal, dopo essersi sposato con una graziosa ragazza della sua stessa etnia, Bipasa, è diventato padre della splendida Dirithi. È così che, oltre alla sua attività come insegnante di inglese in un college di Kathmandu, decide da solo di dare vita a una piccola scuola. Una scuola che è una minuscola aula di 7 mq dove Birbal, alle 4.30 di ogni mattina, prima di andare a scuola, riceve alcuni adulti nepalesi che vogliono imparare l’inglese per scopi professionali: per poter comunicare con i turisti quando lavorano come portatori o guide di trekking nelle alte montagne himalayane, per parlare con gli ospiti occidentali lavorando come camerieri o con i propri datori di lavoro e colleghi locali emigrando negli stati arabi in cerca di lavoro…
IL PROGETTO “LA SCUOLA DI BIRBAL”
Nel novembre 2024, dopo essersi di nuovo incontrato a Kathmandu con Martino – che, nel corso di questi anni è sempre rimasto in contatto con Birbal – gli espone il sogno di poter ampliare la sua piccola scuola facendola diventare una realtà in grado di accogliere anche dei bimbi: fanciulli delle famiglie meno abbienti di Kathmandu così che possano ricevere una istruzione in inglese a dei costi assolutamente concorrenziali rispetto alle altre scuole private.
Al tempo stesso Birbal, appassionato delle tradizioni della sua civiltà indigena e profondamente legato agli insegnamenti sacri di suo nonno sciamano, parla a Martino del suo progetto di far sì che la sua piccola scuola possa diventare il luogo dove i giovani membri della sua tribù, emigrati a Kathmandu con le loro famiglie, possano studiare e praticare l’antica lingua della loro etnia, il Kulung: una splendida lingua in via di rapidissima estinzione (i Kulung di oggi parlano infatti quasi esclusivamente il Nepali, la lingua nazionale del Paese), tramandata solo oralmente e appartenente al gruppo linguistico tibeto-birmano; una lingua che, se protetta, significa per questo popolo mantenere un contatto diretto con la propria identità, la propria storia, la propria cultura e anche con i miti e le tradizioni sacre.
Noi della Associazione Il Bosco sacro APS, seguendo la nostra vocazione naturale di promozione sociale, non appena siamo venuti a conoscenza del progetto di Birbal, abbiamo deciso senza esitazione di trovare il modo di aiutarlo perché possa diventare realtà. Abbiamo deciso di farlo, non solo perché la storia e la passione di Birbal sono uniche e il suo progetto merita di essere sostenuto, ma anche perché la nostra APS ha modo di seguirne gli sviluppi in maniera diretta e continua, passo dopo passo.










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